top of page

La Sentenza n. 122/2024 della Corte Costituzionale: Benefici per i Superstiti delle Vittime del Terrorismo e della Criminalità Organizzata

  • Immagine del redattore: Fiorenzo Auteri
    Fiorenzo Auteri
  • 24 lug 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Il 4 luglio 2024, la Corte Costituzionale ha emesso una decisione di notevole impatto con la sentenza n. 122, affrontando un’importante questione riguardante i benefici destinati ai superstiti delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. Con questa sentenza, la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 2-quinquies, comma 1, lettera a), del decreto-legge 2 ottobre 2008, n. 151, nella parte in cui escludeva tali benefici ai parenti e agli affini entro il quarto grado di persone sottoposte a misure di prevenzione o indagate per reati specifici.


Il Contesto Normativo

La norma in questione stabiliva che i benefici previsti per i superstiti delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata non potessero essere concessi a chi fosse coniuge, convivente, parente o affine entro il quarto grado di soggetti sottoposti a misure di prevenzione o indagati per alcuni reati gravi. La disposizione, introdotta con il decreto-legge n. 151 del 2008 e successivamente modificata, mirava a impedire che tali benefici potessero favorire indirettamente contesti criminali.


La Pronuncia della Corte d’Appello di Napoli

La questione di legittimità costituzionale era stata sollevata dalla Corte d’Appello di Napoli, la quale aveva ritenuto irragionevole e lesiva del diritto di difesa la condizione ostativa assoluta applicata ai parenti e agli affini fino al quarto grado. Tale previsione, secondo la Corte d’Appello, introduceva una presunzione assoluta di contiguità al contesto criminale che non teneva conto della situazione specifica dei singoli beneficiari.


Le Motivazioni della Corte Costituzionale

Accogliendo la questione sollevata, la Corte Costituzionale ha osservato che la rigidità della condizione ostativa travalicava la finalità di garantire una rigorosa verifica dell’estraneità dei beneficiari al contesto criminale. La normativa vigente, infatti, già impone una verifica stringente della radicale estraneità agli ambienti criminali. La Corte ha rilevato che l’ampiezza del vincolo di parentela e di affinità considerato dalla legge permette di ipotizzare facilmente che tale rapporto non corrisponda necessariamente a una contiguità al circuito criminale. La presunzione assoluta introdotta dalla norma censurata non si fonda su una massima d’esperienza attendibile e pregiudica proprio coloro che si sono dissociati dal contesto familiare criminale, sperimentando isolamento e perdite dolorose.


Il Diritto di Azione e di Difesa

La Corte ha inoltre sottolineato che la disposizione censurata si pone in contrasto con il diritto di azione e di difesa tutelato dall’art. 24 della Costituzione. Impedendo ai soggetti interessati di dimostrare la loro meritevolezza dei benefici attraverso il giusto processo, la norma in questione lede il diritto di difesa, poiché non consente una valutazione individuale e giusta delle circostanze.


L’Importanza della Valutazione Individuale

La sentenza n. 122/2024 ribadisce l’importanza di un’attenta valutazione di meritevolezza dei beneficiari. I vincoli di parentela o di affinità richiedono un vaglio ancora più incisivo sull’assenza di ogni contatto con ambienti delinquenziali e sulla scelta di recidere i legami con la famiglia di appartenenza. La Corte ha sottolineato che tale estraneità deve essere dimostrata attraverso una condotta di vita incompatibile con le logiche e le gerarchie di valori del mondo criminale.


Conclusioni

La decisione della Corte Costituzionale rappresenta un significativo passo avanti verso una maggiore equità e ragionevolezza nella concessione dei benefici ai superstiti delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. La sentenza n. 122/2024 afferma che la presunzione assoluta di contiguità al contesto criminale basata su rapporti di parentela o affinità è irragionevole e lesiva dei diritti fondamentali dei singoli. Questa pronuncia impone un ripensamento delle normative vigenti, orientando verso una valutazione individuale e attenta delle circostanze di ciascun richiedente, garantendo così una giustizia più umana e rispettosa dei diritti costituzionali.





Commenti


bottom of page