La Corte di Cassazione e il Mutamento di Giurisprudenza in Malam Partem
- Fiorenzo Auteri
- 23 lug 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Riflessioni sulla Sentenza della Sesta Sezione Penale del 16 luglio 2024, n. 28594
Introduzione
La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sez. VI, del 16 luglio 2024, n. 28594, introduce un’importante riflessione sul tema del mutamento di giurisprudenza in malam partem e la sua incidenza sulla colpevolezza dell’imputato. In particolare, la Corte ha stabilito che l’imputato può fare affidamento su una regola stabilizzata enunciata dalle Sezioni Unite, e che un successivo mutamento giurisprudenziale non può essere applicato retroattivamente in modo sfavorevole. Tale principio si configura come causa di esclusione della colpevolezza, qualora non vi siano segnali concreti e specifici che inducano a prevedere un futuro cambiamento giurisprudenziale.
Il Caso di Specie
La fattispecie esaminata dalla Corte riguarda il delitto di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico. In particolare, la decisione di condanna è stata annullata senza rinvio in relazione a un fatto commesso successivamente alla sentenza delle Sezioni Unite n. 4694 del 2012 (Casani) e antecedentemente alla sentenza delle Sezioni Unite n. 41210 del 2017 (Savarese). La sentenza Casani aveva escluso la rilevanza delle finalità dell’accesso al sistema ai fini della configurabilità del reato di accesso abusivo, mentre la successiva sentenza Savarese ha invece stabilito che la finalità dell’accesso deve essere compresa tra quelle per cui è attribuita la facoltà di accesso per configurare il reato.
L’Affidamento dell’Imputato sulla Giurisprudenza Consolidata
La Sesta Sezione penale della Corte di Cassazione ha affermato che, al momento del fatto, l’imputato poteva legittimamente fare affidamento sulla regola enunciata dalla sentenza Casani, secondo cui la finalità dell’accesso non era rilevante per configurare il reato. La Corte ha sottolineato che, in assenza di segnali concreti e specifici che indicassero un possibile mutamento giurisprudenziale, l’imputato non poteva prevedere che le Sezioni Unite avrebbero in futuro attribuito rilevanza a quella condotta, rivedendo il precedente orientamento in senso peggiorativo.
La Non Retroattività del Mutamento Giurisprudenziale
Uno degli aspetti fondamentali della sentenza è l’applicazione del principio di non retroattività del mutamento giurisprudenziale in malam partem. La Corte ha ritenuto che un cambiamento giurisprudenziale sfavorevole non può essere applicato retroattivamente se, al momento della commissione del fatto, l’imputato poteva fare affidamento su un orientamento consolidato che escludeva la rilevanza penale della condotta. Questo principio tutela l’affidamento dell’individuo sulla stabilità delle norme giuridiche e delle interpretazioni giurisprudenziali, garantendo la prevedibilità del diritto e la certezza delle conseguenze penali delle proprie azioni.
Conclusioni
La sentenza della Corte di Cassazione, Sez. VI, n. 28594 del 16 luglio 2024, rappresenta un significativo passo avanti nella tutela dei diritti dell’imputato in relazione ai mutamenti giurisprudenziali in malam partem. Stabilendo che un imputato non può essere ritenuto colpevole in base a un orientamento giurisprudenziale sopravvenuto se, al momento del fatto, poteva legittimamente fare affidamento su una regola consolidata che escludeva la rilevanza penale della sua condotta, la Corte rafforza il principio di prevedibilità del diritto e la tutela dell’affidamento legittimo. Questa decisione si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sui limiti della retroattività delle decisioni giurisprudenziali e sulla necessità di garantire la stabilità e la certezza del diritto, principi fondamentali in uno Stato di diritto.
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